Vino d’Ischia: le viti e la loro coltivazione

Tutti coloro che si definiscono una buona forchetta, non possono negare che del buon vino a tavola fa gustare la vita al meglio. Ischia, all’interno dei grandi produttori di vino italiano, si colloca in un’ottima posizione, probabilmente per la sua esperienza millenaria e per la qualità che solo le terre isolane sanno offrire. La produzione del vino, insieme alla coltivazione della vite da cui deriva, ha origini riconducibili al mondo greco. Proprio ad Ischia, i Greci dell’epoca omerica, avevano ottenuto una non indifferente visibilità proprio per il prodotto più bevuto all’interno delle corti dagli imperatori. L’esistenza di una gran varietà di vite, testimonia l’esistenza di una serie di pratiche passate di vendemmia e di vinificazione (Esiodo le ha descritte nelle sue memorie). La comunità greca ha trasferito le sue colture nelle colonie che stanziarono in tutto il Mediterraneo tra il VIII-VII secolo a.C. : proprio in questo range temporale, la produzione del vino era decisamente estesa in tutta l’Italia meridionale, al punto da indurre i coloni greci di Ischia a diventare un vero polo produttivo: Pithecusa accolse i coloni greci con le sue terre fertili e di provenienza vulcanica, per non parlare dell’accogliente clima mite ottimo per lo sviluppo della vita.

Il vino è sempre stato un alimento caricato di valori simbolici, culturali e religiosi. Le epoche più remote se ne sono addirittura serviti per realizzare delle rappresentazioni teatrali. Per di più sono estremamente occasionali i luoghi archeologici in cui non sono stati rinvenuti oggetti riconducibili alla consumazione del vino. Tra i tanti contenitori usati per il vino, la coppa ha sempre avuto un ruolo egemonico in quanto considerato oggetto in tutti i tempi di produzione artistica ampia ed eclettica. Non soltanto la coppa però, perché per commerciare e custodire il vino, si pensò ad elementi di forme e dimensioni diverse: l’uomo usava questi contenitori per esprimere la sua vivacità artistica e anfore in terracotta, ceramica e vetro ne sono la testimonianza insieme alle botti in legno e agli elegantissimi bicchieri.

Storia del vino dell’isola d’Ischia

Nei confronti di un alimento pregiato come il vino, espressioni del Cantico dei Cantici fino ai poemi omerici, si sono pronunciate con poesie volte ad elogiare un prodotto di alta qualità. I reperti archeologici che nasconde Ischia sono tantissimi e custoditi all’interno dei musei: oggetti finalizzati a contenere il prezioso nettare fermentato vengono esposti affinché i turisti si rendano conto che il vino di Ischia non è buono solo per la sua lavorazione, ma soprattutto il per il suo passato. Per di più, molte citazioni letterarie in cui gli oggetti del vino vengono menzionati sono rintracciabili all’interno delle strutture di Ischia: esemplare è la famosa coppa di Nestore, a cui Omero fece riferimento nell’Iliade per cui si pensa che la coppa sia stata importata da Rodi. Sulla coppa compare un’iscrizione facente riferimento ai poteri della bevanda contenuta al suo interno.

Per quanto riguarda invece quelle che sono le conseguenze all’assunzione di questa pregiata bevanda, fin dai tempi antichi, era stato ipotizzato un effetto positivo all’assunzione del vino: dalle numerose ricette mediche riportate da Ippocrate di Coo, emerge che il vino avesse un effetto positivo. Anche da Celso e Dioscoride, fino alla scuola salernitana si concordava che il vino apportasse non indifferenti aspetti positivi sul corpo. Per di più coloro che si pronunciavano relativamente alla validità del vino, erano gli stessi che si erano schierati in favore dell’apporto benefico ricevuto dalle acque termali.

Quello che alla fine gli antichi avevano teorizzato, in epoca moderna non si è rivelato poi così sbagliato. Gli effetti benefici esercitati sulla salute da un normale e ponderato consumo di vino, sono stati garantiti da numerose e recenti ricerche mediche: potenzia la memoria, rallenta i processi di invecchiamento ed esercita un’azione antibatterica ed antiossidante andando a ridurre l’insorgenza di determinate patologie.

I pregiati dell’isola

La realizzazione del vino costituisce una tradizione antichissima, ancora oggi viva e conosciuta. Quella del vino è una realtà meritevole di molta attenzione, da parte sia dei produttori che dei consumatori, proprio a causa della sua storia passata. Ischia produce vini di ogni genere, tra cui i bianchi (Biancolella 65%, Forestera 20%, altri vitigni 15%), ottimi se combinati con del pesce fresco. Se si è più campagnoli allora non può invece mancare un buon rosso (guarnaccia 50%, Piedirosso 40% e barbera 10%) dal gusto allegro e tannico. Tra le migliori e maggiori produzioni vanno segnalate alcune aziende locali, come quella Vinicola D’Ambra, che realizza il Bianconella, il Forastera e il Per’e Palummo, i quali sono vinificati quasi in purezza con l’incremento di piccole percentuali di altri vitigni (sempre appartenenti all’isola). Oltre a quelli già citati sopra, l’isola gode di altri due particolari vitigni coltivati sull’isola, uno a bacca bianca noto nominato Uva Rilla ed uno a bacca rossa conosciuto con il nome di Cannamelu. Infine ci sono i classici ischitani DOC bianco e rosso, per non parlare del Frassitelli. Fatevi trasportare dal gusto inconfondibile dei vini ischitani, per cui alcune aziende hanno addirittura ospitato a Panza aree espositive dedicate alla vita dei contadini dell’isola, come il Museo del Contadino.

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