Frazione di Panza: una storia coloniale forte

L’isola di Ischia è assodato che non risulta apprezzabile solo per il suo mare, ma anche per il suo trascorso e per le storie eclettiche che porta con sè. A tal proposito Panza, una piccola frazione di Ischia, è conosciuta da tutto il mondo ed apprezzata per il “genius loci”, ovvero un aspetto della viticoltura dell’isola d’Ischia che fa molto parlare i turisti. Parlare dei prodigi delle fumarole, delle baie rocciose, degli itinerari naturalistici e dei diversi dialetti provenienti dalla colonizzazione greca, non può non fare pensare ad Ischia e, soprattutto, alla sua frazione di Panza, intrisa di passaggi coloniali continui e di una storia etnica veloce.

Panza di Ischia, a causa della sua straordinaria posizione strategica, oggi utile agli esperti del terzo settore, era continuamente soggetta a forze piratesche e nemiche che volevano ottenere il dominio sul mare e su tutte le isole che lo caratterizzavano. I primissimi insediamenti abitativi risalgono addirittura all’era Neolitica, come dimostrano i numerosi reperti di ossidiana, che sono stati trovati sulle alture del monte di Punta Imperatore. Oggi la maggior parte dei reperti si trovano esposti al museo archeologico di Pithecusea di Villa Arbusto, nel comune adiacente di Lacco Ameno. Sebbene però la più massiccia testimonianza storica provenga proprio dal sito archeologico di Punta Chiarito, molti navigatori dell’Eubea sbarcarono per realizzare una piccola colonia, i cui effetti possono magari trovarsi nei tratti somatici degli abitanti. Dal monte partirà infatti la colonizzazione greca dell’isola, che verrà a chiudersi con la fondazione di Pithecusa, ovvero la prima colonia greca in Occidente in assoluto. Panza però non vide solo coloni greci, ma anche di romani, che quando la conquistarono la chiamarono Panza Vicus: la presenza romana è testimoniata grazie alle costruzioni dai muri a reticolato e dai preziosi vasi oggi fruibili presso il noto museo archeologico di Napoli. In merito a questa frazione di Ischia si sono pronunciati anche grandi personaggi, come l’Ariosto, che ha citato Pancia nel suo famoso Orlando Furioso, descrivendola come lasede della leggenda di Tifeo. Proprio questo gigante, si pensava fosse stato imprigionato da Zeus sotto l’isola di Pithecusa e sulla sua pancia si sarebbe eretto tutto il paese. L’origine del nome di Panza si farebbe derivare dalle paroli greche pan(tutto) e zao(vivo), ovvero tutto vivo, dove tutto resta vivo; altri storici però pensano possa anche esserci un legame con il verbo latino pandere, ovvero Pansa terra estesa al sole. Panza inoltre è stata una realtà fortemente soggetta alle invasioni piratesche, proprio nell’ papa Leone III invitava Carlo Magno a proteggere l’isola. Ma i Panzesi sono sempre stati grandi autonomi, infatti trovarono dapprima rifugio in case scavate su enormi massi tufacei, ma con crescere della popolazione e in seguito alla vittoria di Lepanto, il paese si munì di due torri d’avvistamento e di alcune rotonde, in comunicazione ottica con le altre dei casali vicini. Oggi le alte torri sono state mutate in moderne abitazioni ed è estremamente complesso differenziarle dalle altre fabbriche. Panza brilla di una forte storicità e di un passato vivo, ma anche di numerose sconfitte e tragedie. Fortunatamente per gli abitanti in seguito al 1800 le invasioni diminuirono, portando Panza ad una libertà sempre più sentita.

La terra dei fuochi ischitana

Abbiamo però iniziato il discorso su Panza, omaggiandone la bontà del vino prodottovi. A chi dubita dell’alta qualità dei vigneti di Panza, non basta che aggregarsi alla folla turistica e dei residenti che annualmente, la seconda metà del mese di Settembre, si avvia alla scoperta di una cultura agricola. Una rassegna enogastronomica gestita e organizzata dalla ProLoco di Panza, anima l’intera frazione con la finalità di rievocare gli antichi sapori dell’isola. Ovviamente le cantine non si trovano esclusivamente a Panza, ma proprio Panza risulta essere il cuore della viticultura ischitana. In questa frazione di Ischia esistono cantine molto importanti, quelle dove vengono realizzati i vini di maggior pregio. Alcuni di questi stabilmente si trovano nelle storiche Cantine D’Ambra,   nei “Giardini Arimei”, nella Tenuta Calitto e nelle cantine Pietratorcia. Ognuna merita una visita, ma si può anche attendere “Andar per Cntine”, un appuntamento che anno dopo anno consente all’esterno di avvicinarsi alla pratica della realizzazione del vino. L’associazione ProLoco ha non solo il merito di offrire questa esperienza sul campo, ma gode anche della fama di aver reso o nuovamente fruibili i sentieri di Panza. Escursioni uniche con panorami mozzafiato e boschi sempre verdi fino a pochissimi metri sul livello del mare in grado di affascinare, sedurre e raccontare i segreti dell’isola a tutta l’Italia. Negli ultimi 40 anni Panza ha determinato il crescente sviluppo del comune di Forio, il comune che più di tutti ha gelosamente conservato la sua identità contadina. Panza però non è solo vino: alla base del suo successo turistico c’è infatti la natura. L’acqua sulfurea dalle viscere della terra riscalda tutte le vasche naturali della baia di Sorgeto e il fuoco delle fumarole di via Pietra anima un clima quasi tropicale: la prolungata esposizione del sole che tramonta a ovest dell’isola riscalda cuori di turisti e residenti.

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