Scavi subacquei di Aenaria: riscrivere la topografia dell’isola

Chi è appassionato del mondo sottomarino e non smette di farsi catturare dai reperti archeologici e dalle nuove scoperte, non può passare inosservato di fronte alla realtà ischitana di Aenaria. Quest’ultima, a distanza di dieci anni dall’inizio delle ricognizioni subacquee e delle conseguenti campagne di scavo lungo l’intera baia di Cartaromana a Ischia, ha visto attivi numerosi archeologi (come l’archeologa e Sub Alessandra Benini, direttrice di cantiere di alcune spedizioni) pronti a registrare continuamente per l’ANSA parecchi bilanci. L’isolana Soprintendenza Archeologica dell’Area Marina Protetta Regno di Nettuno, con i propri mezzi e operatori subacquei della Marina di Sant’Anna S.r.l, si occupano ogni giorno di riscrivere gran parte della storia e della topografia dello specifico settore dell’isola d’Ischia. Il passato storiografico che pavoneggia dietro l’isola di Ischia, ha sempre visto quest’ultima, in età romana, come un’isola semi-abbandonata o, nella maggior parte dei casi, di poca rilevanza archeologica. Di anno in anno, con la classica e abituale tempistica delle ricerche archeologiche, sta venendo fuori, per la baia di Cartaromana, un’area frequentata densamente già a partire dal III secolo a.C., ritrovata grazie alla presenza di una banchina nella zona del porto. Ischia non splende solo quando si guarda allo stesso livello del mare, ma brilla di luce propria anche quando la si indaga al di sotto le sue bellissime acque termali. Il patrimonio archeologico costiero e subacqueo, che ogni anno sale sempre più in superficie, è polo attrattivo per tutti i turisti del mondo: proprio Ischia è una delle 6 aree marine protette della Campania

Ma cosa si trova indossando la giusta tuta e immergendosi con delle bombole al di sotto del livello marino? Nelle acque prossime a Castello Aragonese, Ischia Porto conserva moltissimo della vita marittima del II secolo a.C., fino ad arrivare al XV secolo d.C. Un range temporale sostanzioso, che vale la pena di affrontare in troupe con amici e parenti. Le testimonianze che sono venute fuori a partire da fonti letterarie e scavi archeologici hanno fatto riemergere l’antichissima città romana di Aenaria, una tra le prime scoperte che risponde a molti anni fa: sulle basi del fondale oggetti utilizzati dai pescatori, lingotti in piombo con incisioni e magnifiche ceramiche di età romana.

La storia di Ischia musealizzata: alcuni ritrovamenti

Alcuni tra i reperti ritrovati nel corso degli scavi, sono oggi esposti al Museo del Mare, situato nel Palazzo dell’Orologio ad Ischia Ponte. Il museo, strutturato in 7 sale e in tre piani, ha al suo interno vari reperti per la navigazione, alcune attrezzature nautiche e delle immagini appartenenti ad una Ischia lontana. Quello del Museo del Mare è un luogo che racconta la storia dell’isola, ma che racchiude anche tanti tesori. Questi ultimi possono essere considerate alcune monete ritrovate, che riproducono al dritto un disco di lucema e sono decorate con dei grifoni stanti con profilo sinistro. Alcune tra queste monete, grazie al bollo CMAREVP, apposto sul fondo del reperto, permette di effettuare una riconduzione diretta al lucernarius Caius Marius Evpor, attivo in officine africane tra il 12 e il 180 d.C. Alcuni esemplari, sul retro, raffigurano la prua di una nave militare, che corrisponde ad un’iconografia tipica delle monete romane di età repubblicana.

Grazie alle numerose immersioni si sono anche trovate ancore risalenti al VIII secolo a.C., l’evoluzione di questo strumento marittimo è formidabile: si passa dalla pietra forata, a uno strumento più complesso e composto da una trave di legno con una o due marre curvate a una sola estremità e un ceppo pietroso all’estremità opposta. Grazie alle inclinazioni delle marre, si è determinato anche il nome originario di questo strumento nautico, il cui nome deriva dal greco ANKURA, ovvero curvatura. Il passaggio, nel corso dei secoli, dal ceppo di pietra a quello in piombo è stato determinante: il metallo si presta bene per le sue qualità di lavorazione, per la sua densità e per l’estrema elasticità alla resistenza, alla trazione e agli scontri. Su alcuni ceppi ritrovati, si rilevano epigrafi che riportano il nome della nave di appartenenza, simboli portafortuna o dediche ad antiche divinità del mare. Le ancore possono misurare dai 30 ai 40 cm fino ai 4 metri di lunghezza, per una corrispondenza in kg di 1850. Proprio in età imperiale, le ancore in ferro ottengono una notevole diffusione, sebbene gli antichi greci e romani ne avessero fatto un uso non indifferente.

La cultura dell’archeologia

Il fascino di Ischia Ponte non risiede però solo nel bel mare e nello scavo archeologico, perché versanti didattici aprono orizzonti ai più curiosi. Nel sito romano sommerso di Aenaria si fa pratica, studio e cultura, grazie la società Marina di Sant’Anna nella zona limitrofa all’area marina protetta. La società organizza periodicamente escursioni e visite, con il supporto di un’imbarcazione dal fondo trasparente per ammirare i resti che cominciano a fuoriuscire dall’antica città romana. A bordo c’è l’archeologa e anche una biologa marina pronte a colmare ogni dubbio e perplessità. Prima dell’escursione si prepara il gruppo ad una fruizione all’interno della sala Multimediale: un video introduce gli aspetti salienti delle strutture che verranno calpestate e le metodologie dello scavo archeologico subacqueo. Proprio l’area marina nella Baia di Cartaromana, da sette anni è interdetta alla navigazione e aperta allo scavo, consentendo il riprodursi di una prateria meravigliosa di poseidonia oceanica, ovvero una pianta che stava rischiando di scomparire da quella zona. 

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