Ecco com’era Ischia negli anni ’30.

La vita ad Ischia può essere molto particolare, come quella di qualsiasi piccola isola nel mondo. Ma su un’isola vulcanica come, appunto, è Ischia può complicare ancora di più le cose, perché oltre gli svantaggi dell’essere isolati dalla terraferma bisogna aggiungere quelli di un’attività vulcanica, seppur di lieve entità.

Se quest’isola è diventata un’eccellenza e una bellezza unica al mondo per i turisti lo deve sicuramente alla sua storia, alla sua voglia di ricominciare e di creare un futuro migliore. 

 La storia

Questo territorio fu importantissimo fin dal neolitico, dove erano presenti insediamenti umani nelle zone a sud dell’isola. Grazie ad alcuni ritrovamenti negli anni ’90, si capì anche l’importanza di questo territorio e che ci fu qui lo sbarco dei primi coloni greci intorno al 780 a.C. e anche loro stabilirono la loro presenza a Sud-Ovest, nelle prossimità di punta Chiarito, a Panza, frazione di Forio

Ci fu un’espansione veloce e importante, e dalla necropoli di San Montano a Lacco Ameno, abbiamo l’esemplare più antico di una poesia scritta in Greco antico

Dopo le guerre sannitiche, nel IV° secolo questo territorio, insieme a Napoli, passo nella dominazione romana, iniziando un’epoca di grande sviluppo. 

La località di Ischia vide un grande fermento e nel mondo latino veniva associata all’iliade, infatti Virgilio la individuò come l’isola Arime, citata nell’opera e dove Enea avrebbe fatto scalo. 

Come tutto il mondo, Ischia fu oggetto di tante invasioni e passaggi di mano nel periodo medievale, con continui assedi e domini differenti. 

Arrivando velocemente ai tempi più moderni, Isola di Ischia viveva nei primi anni del ‘900 una forte contrazione dovute alle grosse difficoltà della vita isolata dal resto del mondo. Ischia negli anni ’30, aveva subito il contraccolpo della prima guerra mondiale e delle tensioni che portarono poi la seconda, fino a soffrire lo spopolamento dovuta all’emigrazione di massa verso le Americhe. 

Tutto questo venne anche preceduto dal terribile terremoto di Casamicciola del 1883 che fece ben 2.313 morti. Quell’evento che distrusse gran parte del territorio tra Casamicciola, Lacco Ameno e Barano, fu l’inizio dello spopolamento e della crisi economica dell’isola. 

Questi eventi portarono ad un naturale rallentamento dello sviluppo dell’isola, rendendola soprattutto una realtà rurale, dedita all’agricoltura ed alla pesca.  

Le testimonianze

Sono molte le testimonianze che possiamo trovare su Ischia negli anni ’30 e su un po’ tutti i primi anni del ‘900. Nel 1904, ad esempio, due sorelle americane fecero uscire un libro illustrato che raccontava la loro vacanza nel Golfo di Napoli dedicando un capitolo proprio ad Ischia. 

Descrissero, tramite il testo e le immagini, in maniera eccelsa la realtà contadina dell’isola, elogiandola per l’autenticità e la natura incontaminata. Il loro lavoro, per quanto influenzato dalla loro cultura americana, dà uno spaccato preciso della comunità presente sull’isola in quei tempi. 

Un’altra testimonianza degna di noto è un documentario pubblicato solo 1942 ma girato appunto ad Ischia negli anni ’30.

Si tratta di un video amatoriale girato dal turista tedesco Heinz Weiner, mentre si trovava in vacanza sull’isola ischitana.

 È un bellissimo spaccato dell’isola prima del turismo di massa degli anni ’50 e ci mostra la bellezza dei luoghi, ma soprattutto le tradizioni ed i lavori di un tempo. Degne di nota, soprattutto le scene di vita quotidiana come i pescatori tra le barche e le reti e le donne ischitane mentre tessono tra fusi ed arcolai. 

Si nota, inoltre, le facce stupite dei turisti alla vista delle fumarole e delle vasche termali, luoghi ancora sconosciuti alla massa di turisti che arriverà successivamente. Le terme rimanevano, in quegli anni ancora un luogo esclusivo, quasi esotico, ben diverso dal boom che subiranno solo 30 anni dopo. 

Se volete rivivere tutte le emozioni degli anni ’30 a Ischia, in rete potete trovare molte immagini risalenti a quell’epoca e anche il video girato da Heinz Weiner.

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